Ultrasuoni, possibili alleati contro l’Alzheimer

Sono i risultati di uno studio condotto all’Università di Queensland, Australia, che ci fa ben sperare per la scoperta di un nuovo alleato contro l’Alzheimer: gli ultrasuoni.
La ricerca, pubblicata sulla rivista Science Translational Medicine, ha dato spazio all’ipotesi che l’utilizzo focalizzato di ultrasuoni consentirebbe la distruzione delle placche amiloidi, causa principale dell’insorgere del morbo di Alzheimer.

Nella ricerca instancabile di una cura efficace per questa malattia degenerativa che, ad oggi, colpisce più di 40 milioni di persone al mondo, si è pensato agli ultrasuoni, cioè onde capaci di attraversare i tessuti senza danneggiarli. Esistono già numerose applicazioni degli ultrasuoni in fisioterapia, igiene dentale ed oncologia allo scopo di stimolare le difese immunitarie del sistema nervoso centrale.
I ricercatori hanno osservato come i fasci di ultrasuoni, opportunamente focalizzati, generino un aumento di temperatura tale da distruggere i depositi di Beta-amiloide.

Si è quindi passati alla sperimentazione sulle cavie, con cicli di ultrasuoni a bassa intensità e di breve durata, per un periodo che andava dalle 4 alle 7 settimane. I risultati sono stati spettacolari: dai test cognitivi, infatti, si è constatato un notevole miglioramento delle facoltà mentali da parte dei topi, mentre i test istologici hanno evidenziato un riduzione consistente delle placche amiloidi (75%!).

Si tratta insomma di ottime notizie, sul fronte della ricerca, che fanno ben sperare per la messa a punto di una terapia capace di contrastare in modo efficace il morbo di Alzheimer o persino, se si interviene a tempo debito, consentire un recupero parziale della memoria.