Scopriamo la sindrome di Benson
La sindrome di Benson è una rara forma di Alzheimer di cui non si parla spesso, ed è conosciuta anche come atrofia corticale posteriore (PCA) poiché è generata dall’atrofia della
parte posteriore della corteccia cerebrale. Si distingue dall’Alzheimer classico in quanto, anziché causare perdita della memoria, si manifesta mediante un progressivo abbassamento
della vista, difficoltà nella lettura e nella scrittura e perdita del senso dell’orientamento.
Nei casi più gravi, il disturbo compromette il riconoscimento di persone od oggetti familiari, e
la morte neuronale causata dalla sindrome può in qualche caso estendersi anche ad altre aree del cervello, con una conseguente moltiplicazione dei sintomi.
Come purtroppo per dell’Alzheimer, anche nel caso della sindrome di Benson non esistono metodi di diagnosi pienamente accertati, e l’unico aspetto chiave che è più facile prendere
in considerazione è l’imaging cerebrale dei pazienti di PCA che può mostrare la perdita di materia grigia nelle cortecce posteriore e occipitale temporale nell’emisfero destro.
Se la diagnosi è complessa, non meno lo è il tentativo di trattamento: non è ancora stato scoperto un trattamento specifico e accettato per la PCA, a causa della rarità e delle
varianti della malattia, e spesso si cerca di aiutare i pazienti soprattutto con trattamenti psicologici e con gruppi di supporto specializzati.
Ma perché colleghiamo la sindrome di Benson all’Alzheimer?
Pur avendo origine in aree cerebrali diverse, entrambi i disturbi nascono da una degenerazione neuronale progressiva e dalla presenza di grovigli neurofibrillari e placche senili nelle
regioni del cervello interessate. La differenza consiste nel fatto che i pazienti di PCA hanno più danni nelle regioni posteriori del cervello, mentre gli affetti da Alzheimer subiscono più
danni nella corteccia prefrontale e nell’ippocampo: di conseguenza, la PCA tende a lasciare intatta la memoria episodica, quella che invece viene colpita nel caso dell’Alzheimer.
Come già detto, però, la PCA può estendersi ad altre regioni cerebrali, finendo per coinvolgere anche le aree deputate al ricordo.
Infine, la PCA colpisce gli individui in età più precoce rispetto all’Alzheimer, e i sintomi sono spesso mostrati solo a 55/65 anni.