Scoperta la firma genetica dell’Alzheimer
E’ di un ricercatore italiano la recente scoperta circa una possibile firma genetica dell’Alzheimer: tale risultato potrebbe aprire la strada ad un nuovo metodo diagnostico capace di intuire con ragionevole anticipo l’insorgere della malattia e di agire tempestivamente con il giusto trattamento.
La ricerca, pubblicata su Science Advances, ha portato alla costruzione di una sorta di mappa delle aree neurali più deboli, dove il morbo va a colpire con maggiore forza. E’ così spiegato il motivo per cui la malattia tende a diffondersi nel cervello sempre allo stesso modo.
Come spiega il ricercatore a capo del progetto, l’italiano Michele Vendruscolo, l’Alzheimer progredisce in maniera caratteristica, infettando i tessuti cerebrali sempre nella stessa precisa sequenza: parte dalla corteccia entorinale per poi proseguire ad altre, sempre designate.
Nel corso dello studio, sono stati analizzati 500 campioni di tessuto cerebrale appartenenti ad individui giovani e sani e a pazieni deceduti per il morbo: tale osservazione ha portato alla scoperta che nei cervelli più giovani e sani sono già visibili aree di vulnerabilità in cui i geni protettivi anti-Alzheimer (deputati all’eliminazione delle proteine tau e beta amiloide) funzionano di meno.
Vendruscolo afferma inoltre che: “abbiamo trovato che in una persona giovane e ancora perfettamente sana, i tessuti che in tarda età verranno attaccati dall’Alzheimer presentano livelli di funzionamento ridotti dei geni protettivi anti-demenza. In altre parole l’Alzheimer attacca i tessuti in cui le difese contro l’aggregazione di beta-amiloide e tau sono meno efficienti”.
Si tratta di un punto di partenza molto interessante per la lotta al morbo di Alzheimer, una strada che potrebbe finalmente condurre ad una efficace terapia di prevenzione.