Prevedere lo sviluppo dell’Alzheimer con la Ferritina
Da anni la ricerca ha veicolato i propri sforzi nel tentativo di scoprire un metodo che permettesse di prevedere lo sviluppo dell’Alzheimer, morbo che ad oggi non si è
ancora in grado di affrontare con efficacia. Si cerca quindi di puntare molto sulla prevenzione, ed un recente studio da parte dell’Università di Melbourne ha rilevato
che, attraverso il monitoraggio dei livelli di ferritina (proteina che consente l’immagazzinamento del ferro), è forse possibile prevedere l’insorgenza della malattia
di Alzheimer.
In base alle ricerche effettuate, infatti, i soggetti con un grado di demenza lieve ed elevati livelli di ferritina, sviluppano con maggiore probabilità la malattia di
Alzheimer. Questo risultato spiega anche il fatto che i portatori di una variante dell’apolipoproteina E, una molecola che trasporta il colesterolo nel sangue, siano a
maggior rischio di sviluppare il morbo, in quanto gli stessi livelli di ferritina sono strettamente collegati ai livelli di apolipoproteina E.
La ricerca, pubblicata sulla rivista “Nature Communications”, si basa su studi precedenti, che avevano osservato un livello di ferro elevato nel cervello dei pazienti
affetti da malattia di Alzheimer, anche se prima d’ora nessun legame tra questo parametro e le condizioni cliniche del paziente era stato accertato.
Grazie al lavoro di Scott Ayton e collaboratori, però, tale legame è stato confermato e, anzi, risulta talmente stretta la correlazione tra morbo e livelli di
ferritina, che tale parametro è stato sufficiente da solo a prevedere, nel pieno degli esperimenti, quali pazienti con demenza di grado lieve avrebbero sviluppato in
seguito l’Alzheimer.
L’ipotesi messa in campo è ancora da sviluppare, tuttavia si tratta di risultati che potrebbero rivelarsi davvero validi e quindi fornire vere e proprie soluzioni
terapeutiche contro il morbo più spaventoso del secolo.