La depressione come fattore di rischio per Alzheimer e demenza senile

Sono tra i problemi emergenti in salute pubblica, per le preoccupanti previsioni degli esperti e per i costi allarmanti necessari a fronteggiarne gli effetti: stiamo

parlando di demenza senile e Alzheimer, disturbi cognitivi particolarmente temuti e a cui è soggetta la fascia più anziana della popolazione.
Recenti studi hanno introdotto una novità interessante, ovvero una relazione tra depressione e demenza, in base alla quale chi presenta sintomi depressivi ha una

possibilità doppia di svilupppare demenza e il 65% in più di avere l’Alzheimer.
Tali dati sono supportati da una ricerca apparsa su Neurology: 1764 individui con problemi di memoria sono stati seguiti per 8 anni e, come esito, è stato rilevato che

i soggetti che sviluppavano un declino cognitivo anche lieve mostravano sintomi di depressione già prima che la demenza fosse diagnosticata.
Si ipotizza, dunque, che trattare la depressione possa diminuire l’incidenza della demenza e che gli antidepressivi possano costituire una forma di “protezione” dal

morbo di Alzheimer, perché tale trattamento consente di recuperare il funzionamento individuale e sociale dell’individuo con conseguente stimolo sulla plasticità

cerebrale. I nuovi farmaci antidepressivi, infatti, hanno effetti più ricchi rispetto a quelli tradizionali, in quanto non solo aumentano i livelli sinaptici di

serotonina, ma influiscono anche sui neurotrasmettitori, come il glutammato che agisce notevolmente su ippocampo e corteccia prefrontale. Il risultato è ovviamente positivo: miglioramento del tono dell’umore e miglioramento dei sintomi cognitivi quali memoria, attenzione, focalizzazione.
Altro dato sorprendente recentemente rilevato è che la scarsa educazione è inversamente proporzionale al rischio di sviluppare una qualche forma di dipendenza.
Dunque, l’educazione avanzata ha un ottimo effetto protettivo ed è in grado persino di controbilanciare il rischio genetico.
Ad ogni modo, non è mai troppo tardi per cominciare a condurre una vita attiva, sia a livello sociale, che fisico ed intellettuale: la sola vera cura ai disturbi cognitivi.