Diagnosi Alzheimer: arriva il test del rame
Uno studio italiano ha recentemente confermato che alte concentrazioni del metallo nel sangue possono associarsi ad un rischio triplicato di ammalarsi di malattie
degenerative quali l’Alzheimer. Da tale osservazione, gli esperti hanno dedotto che un semplice prelievo del sangue potrebbe dire molto circa l’insorgere della
malattia, in quanto aiuterebbe a capire se un moderato declino cognitivo è destinato a peggiorare e quindi a sfociare nel morbo.
I ricercatori dell’Ospedale Fatebenefratelli e dell’Università Cattolica di Roma hanno sviluppato un test capace di misurare le concentrazioni plasmatiche di rame libero nel sangue, parametro associato al rischio triplicato di ammalarsi di Alzheimer: l’esame, già disponibile presso il Policlinico A. Gemelli, è stato convalidato in un lavoro pubblicato recentemente sulla rivista Annals of Neurology, che ha riportato la sperimentazione su un gruppo di 141 anziani già affetti da declino cognitivo.
L’ipotesi è che il rame non-ceruloplasminico, muovendosi liberamente nel flusso sanguigno, possa raggiungere il cervello e reagire con i frammenti di beta-amiloide, creando frammenti tossici, cosa già dimostrata dalle sperimentazioni su modelli animali.
Ad ogni modo, gli esperti ritengono che il rame può avere un ruolo abbastanza rilevante nei casi di Alzheimer, almeno per il 60% dei casi.