Demenza senile, la prevenzione non basta
Recentemente si è tenuto a Roma il secondo incontro regolatorio internazionale del programma “Dementia Integrated Development”, iniziativa promossa e guidata dal
Dipartimento della Salute britannico che ha visto la partecipazione di esperti del settore da Italia, Giappone, Stati Uniti, Canada, Danimarca, Svizzera e Germania e dell’Agenzia
Europea dei Medicinali. L’incontro è stato incentrato sulle previsioni allarmanti secondo cui i casi di demenza, Alzheimer compreso, supereranno nel 2030 i 75 milioni, per aumentare
ulteriormente nel 2050 raggiungendo la spaventosa cifra di 135 milioni.
Si tratta di un allarme che coinvolge non soltanto l’aspetto sanitario, ma anche quello economico: l’incremento delle demenze inciderà anche sugli oneri globali, impennando i costi
sociali.
Secondo gli esperti, la situazione non può essere arginata con il solo aiuto della prevenzione, ma è necessario affidarsi anche alla scienza medica e regolatoria. E’ fondamentale che
scaturiscano nuovi approcci sostenibili per far fronte a queste preoccupanti previsioni. Come ha infatti sottolineato Sergio Pecorelli, presidente dell’Aifa (Agenzia italiana del
Farmaco), la prevalenza delle malattie degenerative fra le persone anziane è aumentata in maniera drammatica, non solo a causa dell’invecchiamento ma anche per effetto delle
nuove situazioni socio-demografiche cui gli anziani sono esposti. Il giusto approccio a questa situazione, quindi, è rappresentato da una maggiore attenzione alla scienza medica e
regolatoria, accompagnata all’impegno costante e mirato alla promozione di efficaci pratiche di prevenzione.
Non resta che porre piena fiducia in scienziati e regolatori: il loro successo costituirà una vittoria importantissima contro le malattie degenerative, anche per l’Italia che, ad oggi,
conta ben 600 mila casi di individui alle prese con il morbo d’Alzheimer.