ALZHEIMER: I FARMACI SPERIMENTALI
Le vittime dell’Alzheimer, oggi, raggiungono 1 milione soltanto in Italia, e ben 44 milioni in tutto il mondo, numeri che purtroppo sono destinati ad aumentare: con la popolazione che invecchia, si è previsto che, entro il 2030, i casi di Alzheimer finiranno per raddoppiare, con un impatto fortemente negativo sulla qualità della vita e anche sui costi per i servizi sanitari. Per questa ragione, la ricerca medico-scientifica si fa assidua e instancabile, nella ricerca di un farmaco o di un trattamento che consenta l’arresto della progressione o addirittura la recessione stessa della malattia.
I primi risultati di questo impegno medico si possono già vedere nel fatto che, nonostante il numero di persone con Alzheimer continuerà a salire, perchè gli anziani saranno sempre di più, l’incidenza della malattia sembra essersi, invece, stabilizzata.
Molti farmaci sperimentali sono già in cantiere presso tutti i colossi farmaceutici e, anche se finora non si sono ottenuti i risultati sperati, si persevera nella ricerca con fiducia.
Negli ultimi tempi, ci si sta concentrando particolarmente sul peptide “beta-amiloide”, la cui presenza è stata riscontrata nel tessuto e nelle strutture vascolari cerebrali degli affetti da Alzheimer e la cui variante 1-42 è componente predominante delle placche amiloidi, determinanti per la diagnosi definitiva.
Altri esperimenti hanno dimostrato che l’immunizzazione passiva con anticorpi verso la proteina beta amiloide possono incidere sul progresso della malattia, riducendolo o arrestandolo.
E’ stato anche scoperto che alla demenza di Alzheimer sono collegabili sia mutazioni del gene precursore della proteina amiloide sia meccanismi di morte neuronale eccezionale.
Tutte queste nuove consapevolezze fanno ben sperare nell’attuale ricerca sperimentale, che potrebbero portare a risultati effettivi e rivoluzionari, dando nuova speranza e un futuro più luminoso all’uomo.