Alzheimer e smog, un probabile collegamento

L’allarme viene dall’università di Lancaster: a quanto pare, il ferro e gli altri metalli contenuti nei gas di scarico dell’auto, se respirati, possono raggiungere il cervello e causare l’insorgere di alcune particelle che degli studi hanno collegato alla comparsa dell’Alzheimer.

La ricerca è fondata sull’analisi di una serie di campioni di tessuto cerebrale appartenenti a 37 soggetti, tra i quali 29 abitanti di Città del Messico, ovvero una delle città più inquinate della terra, e il resto, invece, residente a Manchester. L’età dei soggetti era compresa tra i 62 ed i 92 anni, e in alcuni casi si trattava di affetti da patologie neurodegenerative.

Le analisi hanno rilevato che tutti i campioni contenevano grandi quantità di nano-particelle di ossidi di ferro, della stessa forma di quelle che si creano con la combustione (il ferro naturalmente presente nell’organismo ha una forma cristallina); inoltre, è stata rilevata la presenza di altri metalli contenuti nelle marmitte catalitiche, come il platino.

“Si tratta di particolato ultrafine che viene prodotto dal traffico, soprattutto dai motori Diesel, dagli impianti di produzione di energia e dagli inceneritori”, spiega Ernesto Burgio, presidente del Comitato Scientifico di Isde-l’Associazione medici per l’ambiente. “Queste particelle possono spostarsi per decine di chilometri. Sono talmente sottili da riuscire a superare tutte le barriere biologiche: la membrana nucleare, interferendo sull’espressione del DNA, la barriera emato-cerebrale, ma anche la placenta, influendo sulla programmazione genetica del feto e aprendo così la strada a disturbi del neurosviluppo, patologie di tipo immunologico e, secondo alcuni studi, anche a tumori”.

Sembra dunque confermato il ruolo che lo smog potrebbe svolgere nella genesi di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer, in continuo aumento nel mondo.