Alzheimer e prevenzione: esercizio fisico

L’Alzheimer è forse la malattia neurodegenerativa più preoccupante della nostra epoca, non soltanto per la difficoltosa diagnosi, per cui non si è ancora trovato un sistema completamente esatto ed efficace, ma soprattutto in virtù di ciò che le ultime statistiche prevedono: pare infatti che nella popolazione, italiana ma non solo, la percentuale di anziani aumenti anno per anno, e con essa anche l’incidenza delle malattie neurodegenerative.
Attualmente la ricerca è in febbrile attività, nel tentativo di scovare non solo il giusto metodo che dia una diagnosi sufficientemente precoce, ma anche delle metodologie efficaci nel ridurre o almeno bloccare quelli che sono i devastanti effetti della malattia, con risultati più o meno soddisfacenti.
Recentemente è stato anche rivisto il ruolo che l’attività fisica ha nell’ambito della prevenzione del morbo e, anche se non sono ancora chiari i meccanismi causali, si è effettivamente ossevato che, grazie ad una regolare attività motoria, vi è una reale riduzione dell’incidenza di malattie neurodegenerative nelle persone a rischio.
Si è collegato lo sviluppo della malattia a fattori cardiovascolari, quali colesterolo, diabete, ipertensione, tutti disturbi facilmente riscontrabili in un individuo avanti con gli anni e tuttavia contrastabili con una buona attività fisica.
Molti studi, sia su uomini che su animali, hanno confermato gli effetti dell’esercizio fisico, positivo sull’attività metabilica, strutturale e funzionale del cervello, con tutti i benefici che ne derivano: buon mantenimento dei domini cognitivi, buona memoria, attenzione, controllo, coordinazione ecc.
Nonostante non vi siano ancora degli studi in grado di dimostrare che l’esercizio fisico svolto da persone affette da demenza possa migliorare significativamente la loro situazione, si è però arrivati a poter affermare che l’attività fisica ha un importanza notevole nel preservare le abilità cognitive negli anziani sani, oltre che sull’umore e sul comportamento.
Intanto, si raccolgono dati utili che, in un prossimo futuro, ci darà una panoramica più chiara su quale siano gli effettivi risvolti di un’attività fisica mirata e forse renderà possibile la creazione di nuove strategie per fronteggiare un morbo che ancora oggi ha troppi segreti.