ALZHEIMER: COME PREVEDERLO DA UN ESAME OTTICO
La notizia proviene dal Cedar Sinai di Los Angeles ed è stata pubblicata sul Journal of Speech, Language and Hearing Research, presentandosi come un’importante novità nell’ambito della diagnosi precoce: i ricercatori del noto istituto hanno infatti osservato che un esame della retina potrebbe predire lo sviluppo dell’Alzheimer e, allo scopo di dimostrare questa ipotesi, hanno messo a punto un particolare apparecchio che consente di individuare nella retina la presenza di frammenti riconducibili a placche di beta-amiloide, prima che si accumulino nel cervello. Si tratta di una tesi a cui lavorano anche dei ricercatori australiani, guidati dal prof. Christopher Rowe, che hanno ideato una procedura basata sull’osservazione del nervo ottico attraverso la PET (tomografia a positroni).
Oggi le placche di beta-amiloide sono individuabili solo in uno stato avanzato di neurodegenerazione e questo ci fa capire quanto questo studio sia importante: sarebbe, infatti, possibile trattare il paziente prima che questi subisca dei danni irreversibili.
Si lavora ad una ricerca simile anche nel caso del Parkinson, che concerne però le alterazioni della voce, e infatti l’Università di Haifa, in Israele, ha messo a punto un sistema compiuterizzato capace di rilevare i cambiamenti di articolazione dei suoni nel paziente.
Attualmente non si ha ancora la possibilità di prevedere l’Alzheimer, né tantomeno si ha la possibilità di agire, ma la scienza degli ultimi anni ha ottenuto degli importantissimi risultati e ha messo in campo teorie che, in un futuro prossimo, potrebbero trasformarsi in vere e proprie soluzioni per un morbo che tuttora tormenta una fetta sempre crescente della popolazione mondiale.