Aducanumab: il farmaco che apre nuove speranze per la cura dell’Alzheimer

Lascia ben sperare il nuovo farmaco, Aducanumab, presentato pochi giorni fa a Genova da un membro dell’Università di Melbourne ospitato al Congresso sulle malattie
degenerative dell’Associazione Autonoma Sin per le demenze (Sindem), presso Palazzo Ducale. Si è infatti osservato che, a seguito della somministrazione di tale
farmaco, il cervello viene “ripulito” dalla proteina beta-amiloide attraverso sostanze che si legano alla proteina patologica, con conseguente miglioramento delle
condizioni del malato.
Per fruire in maniera efficace di questo farmaco, tuttavia, è necessario iniziare le cure il prima possibile, riconoscendo abbastanza precocemente gli individui
destinati a sviluppare la malattia quando ancora non si presentano i sintomi. A tal proposito, oggi abbiamo due test, che consistono nella Pet con “ligandi” (composti
che riconosono la beta-amiloide) e l’esame del liquido cerebro-spinale: entrambi questi test possono aiutare molto nel prevedere i futuri casi di Alzheimer, fino a 15
-20 anni prima del presentarsi della malattia.
Grazie a questo farmaco, quindi, si può prevenire il depositarsi della beta amiloide e quindi ritardare l’esordio dell’Alzheimer, risultato importantissimo se si
considera che posticipare di dieci anni l’insorgenza della malattia significherebbe far crollare il numero di malati.
La ricerca è stata provata dalle immagini della Pet, ma c’è bisogno di ulteriori prove per garantire l’efficacia di questo e di altri nuovi farmaci che stanno man mano
portando a nuove speranze di cura.